Ho iniziato a leggere questo libro per la "The hunting word challenge". Ho cercato di proposito un romanzo che contenesse la parola “TAZZA”
e, fra quelli trovati, la trama di questo era quella più interessante.
Si torna a saltellare tra passato e presente –
inizio a pensare di essere attratta dai testi che hanno questa struttura – tra il
1700 e il 1969. La storia ruota attorno ad una cioccolatiera, appartenuta
inizialmente a madame Adelaide. Tre sono le tazze di cioccolata che questo
oggetto di porcellana bianca può contenere, così come tre sono le storie che
Care Santos ci racconterà.
Il filo della narrazione inizia dalla fine e il
lettore, come un abile Teseo, dovrà barcamenarsi in un percorso a ritroso che
lo porterà al centro del labirinto, seguendo le tracce di cioccolata lasciate
nel corso del tempo. Vivremo, insieme ai
nostri protagonisti, in una Barcellona che cambia così come cambia l’epoca in
cui saremo trasportati dalle vicende. Inizialmente incontriamo Sara, l’ultima
proprietaria della cioccolatiera, donna ambiziosa, madre premurosa, moglie…appagabile.
Venuta in possesso dell’oggetto quasi per caso, si chiederà il perché della
sbrecciatura sul beccuccio e sosterrà che “Dentro agli oggetti vivono storie e
voci che li raccontano”; aveva ragione, perché quell’oggetto antico era stato
prima posseduto da Aurora, cameriera personale di Candida Turull, in Sampons. Siamo
nel 1874, un grande matrimonio viene celebrato tra Candida Turull e Antoni
Sampons, per meccanizzare la produzione della cioccolata. Le cose non vanno
esattamente come sperato, perché la viziata e irrequieta ragazza fugge con il
suo amante, lasciando tutti nello sconforto. Aurora, costretta a lasciare
quella casa dove non è più utile, decide di portare con sé l’unico ricordo che
ha della sua padroncina e delle giornate passate insieme: la cioccolatiera con
cui le serviva la cioccolata ogni giorno. Non si darà pace per il gesto
compiuto e tenterà di restituire l’oggetto fino alla fine, fino a quando,
finalmente, la cioccolatiera tornerà tra le mani dei Sampons.
Sarà alla morte di Caterina Molins che la cioccolatiera
passerà ancora di mano in mano, in quelle di Agnes resterà davvero poco, giusto
il tempo di consegnarla ad un cioccolataio, sarà questo il momento in cui si
scheggerà per la prima volta. Torniamo ancora indietro nel tempo, d’altronde
dobbiamo scoprire chi è questa misteriosa madame Adelaide; siamo intorno al
1780, a Barcellona, dove monsieur Guillot, segretario e un po’ spia di madame
Adelaide, si occupa degli affari della nobildonna francese. La cioccolatiera
sbarca in Spagna dopo aver viaggiato tanto e finisce nelle mani della nostra
ultima donna. Le vicende si faranno ancora più avvincenti e si intrecceranno
con quelle di Marianna, abile cioccolatiera, vittima di un mondo maschilista e
antiquato.
Tre donne quindi: Sara, Aurora e Marianna. Tre spiriti
completamente diversi, o forse no? Probabilmente si passerà dall’odio per la prima
protagonista all’ammirazione per l’ultima. Forse l’autrice fa questo di
proposito, per toccare diversi tipi di caratteri, diversi modi di affrontare la
vita e l’amore, diverse donne accomunate dalla stessa passione e dallo stesso
oggetto si troveranno a scegliere in maniera diametralmente opposta. Ho amato moltissimo alcune parti di questo
romanzo e odiato altre.
Complessivamente mi aspettavo di più, le storie sono
tutte senza un vero e proprio finale e questo lascia un po’ l’amaro in bocca. I
collegamenti sono approssimativi e spesso poco credibili, l’idea è davvero
molto bella ma è stata “sprecata”. I salti temporali sono eccessivamente
staccati gli uni dagli altri, avrei preferito una narrazione più unita.
Impeccabile il lavoro di ricerca, molti personaggi sono realmente esistiti e
questo è un punto a favore dell’autrice. Per Marianna, per esempio, si è ispirata
alla vita di Eulalia Gallisans, che aveva un negozio a plaça de la Llana a
Barcellona e, per tener testa a quelli della corporazione, dovette esercitare
il suo mestiere clandestinamente. Fatta molto bene, inoltre, la parte finale,
in cui il romanzo prende una sorta di “piega epistolare”.
A chi consiglierei il libro? A delle donne che vogliano
semplicemente godersi un po’ di sano relax, magari davanti ad una tazza di
cioccolata calda. Un consiglio: finito il romanzo, è utile rileggere le prime
pagine.
“Questa notte non è che l’inizio di un nuovo cammino. Forse le cicatrici non spariranno mai del tutto, proprio come l’oggetto che sta iniziando a riprendere forma tra le sue mani, ma bisognerà imparare a farsene una ragione. C’è una bellezza indiscutibile, diversa, in ciò che siamo riusciti a salvare.”
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